«Vieni, Haily, vieni con me.»
Una voce.
L’oscurità predominò, in ogni modo possibile. Mi sentii al mio posto. Ebbi l’impressione che dell’aria avesse iniziato a scompigliarmi i capelli, riportando con sé ossigeno, e che nella mia testa lo tsunami della pazzia avesse ceduto il posto ad una quiete silenziosa e rassicurante.
«Haily.»
Sentii la paura morirmi in gola.
La voce non era più la stessa; adesso era diventata quella che conoscevo bene, l’unica che avessi imparato a distinguere da tutte le altre in così poco tempo per via del pericolo che rappresentava per me. Mi voltai verso la direzione del suono e bastò a farmi accapponare la pelle: due occhi di ghiaccio erano nascosti nell’ombra. Cercavano me.
Mi riportai le mani alla testa, schiacciandomi le tempie, sentendo l’aria mancare di nuovo…
Perché?
L’oscurità era sempre stata il mio posto sicuro, ma ora non più.
Non può essere.
«Avanti, vieni con me. So che è qui che vuoi stare.»
«E’ un fottuto bastardo, Haily! Ma ti sei vista allo specchio? Cristo, ti sei vista? E che cosa ti ha fatto alla bocca? Perché sei sempre sulla difensiva con me e poi permetti ad un verme come lui di farti questo?»
Assestò un pugno sulla mia scrivania, in preda ad una rabbia incontrollabile.
«Per colpa tua! E’ possibile che tu non riesca a capirlo? Perché volevo dimenticarmi di te! Volevo rimuovere dalla mia testa come mi sento ogni cazzo di volta che ripenso alla tua bocca contro la mia, alle tue mani su di me, al tuo profumo, al suono del tuo respiro, di tutto ciò che ti appartiene e che voglio con tutta me stessa!»
Alexander si arrestò di colpo.
Interruppe i suoi passi, il frastuono, il caos, il respiro irregolare.
Rimase solo a fissarmi per una manciata di secondi, con gli occhi sgranati, le labbra schiuse, il petto ansante. Poi fece qualcosa che non mi aspettavo.
Venne nella mia direzione, mi posò le mani sui fianchi e mi spinse col suo corpo fino a farmi posare la schiena contro l’armadio, intrappolandomi. Il suo viso distante dal mio solo per colpa di un paio di millimetri, il suo profumo di nuovo dentro le mie narici e il suono del suo respiro di nuovo una musica che conoscevo.
Mi guardò come se mi stesse reclamando. Mi disse con gli occhi che non sarei mai andata da nessuna parte, che non avrei mai potuto fare niente, che non avrei mai potuto dire niente, perché quello, quello lì, era il mio posto.
«Dillo un’altra volta» sussurrò.
Il mio cuore morì e poi tornò in vita.
«Vi avrei uccisi in un battito di ciglia, entrambi. Ma questa cosa che c’è tra voi due, questo filo invisibile che vi lega e vi rende vulnerabili mi intriga da morire. Alexander è il miglior soldato che io abbia mai reclutato in decenni di addestramento. Freddo, distaccato, cinico, indifferente. Disposto ad uccidere a mani nude. Nessuno l’ha mai amato. Nessuno.» Il mio respiro si fece più profondo. «Che cosa pensi che io sia?» mi chiese.
«Un mostro» sputai, come se fosse veleno.
«E pensi che l’uomo che stai proteggendo sia diverso? Come può una donna che ci disprezza amare l’uomo che incarna nel modo più puro e profondo ogni aspetto del male di cui siamo fatti?» Poggiò i gomiti sulle ginocchia e mi mostrò entrambi gli indici. «Soltanto un mostro può amare un altro mostro, Haily.»
Deglutii a fatica.
«Tu non hai idea di chi io sia.»
«Finché farò i tuoi stessi passi, sarà impossibile per te cadere».
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