Ciao affezionati Book Lovers! Dopo avervi svelato l'anteprima dello spinoff della saga Lux (Qui), è con immenso piacere che vi traduco, in modo amatoriale, un estratto ufficiale dal libro. Siete curiosi?Continuate a leggere dopo la copertina originale.
Se la mamma avesse mai scoperto che ero seduta fuori dal Foretoken, mi avrebbe uccisa.
Della serie che avrebbe nascosto il mio corpo in una vecchia e buia tomba. E mia mamma avrebbe avuto tutta l'intenzione di farlo. Quando si è trasformata da Mamma sforna brownies, nel Colonnello Sylvia Dasher, ha fatto nascere in me una paura del diavolo.
Ma sapere in quale guaio mi stavo cacciando se mi avesse scoperta, ovviamente, non mi ha fermata, perché ero qui, seduta nell'auto di Heidi ad applicarmi un altro strato di rossetto, con mano tremante. Rimettendo l'applicatore nel tubetto, guardai le grosse gocce di pioggia schiantarsi sul parabrezza. Il cuore si schiacciò contro le costole, come se fosse determinato a farsi strada per uscirmi dal petto.
Non potevo credere di essere qui.
Avrei preferito essere a casa, trovare cose a caso per scattare fotografie da postare su Instagram. Come quei candelabri d'epoca grigio-bianchi che mamma ha comprato. Starebbero divinamente insieme ai cuscini blu pallido e rosa che ci sono in camera mia.
Dal sedile del guidatore, Heidi Stein sospirò rumorosamente. "Ci stai ripensando".
"Naa". Guardai il risultato finale nello specchietto retrovisore. Le mie labbra erano così rosse, che sembrava avessi baciato una fragola troppo matura.
Carino.
I miei occhi marroni erano troppo grandi per il mio lentigginoso viso rotondo. Sembravo terrorizzata, come se stessi per entrare in classe nuda, con venti minuti di ritardo.
"Si, ci stai ripensando, Evie. Posso vederlo chiaramente impresso nei cinquecento strati di rossetto che hai appena applicato".
Sussultando, la guardai. Heidi sembrava completamente a suo agio nel suo abitino nero senza spalline e nel suo trucco dai toni scuri. Aveva truccato gli occhi da gatta, qualcosa che io non potevo ricreare senza assomigliare ad un procione malconcio. Heidi aveva fatto un lavoro magnifico con i miei occhi prima di uscire da casa sua, donando loro un look smoky e misterioso. Pensavo davvero di essere attraente. Beh, eccetto per la parte dello sguardo terrorizzato, ma...
"Il rossetto rosso ti sembra troppo?" Domandai.
"Mi sta male?"
"Ti farei il filo se mi piacessero le bionde" sorrise quando roteai gli occhi. "Sei sicura che te la senti di farlo?"
Sbirciai fuori dal finestrino nell'oscurità un palazzo senza finestre schiacciato tra una boutique e un negozio di sigari. Mi si fermò il respiro in gola.
Foretoken era scritto in pittura nera sopra la doppia porta rossa. Strizzai gli occhi. Al secondo sguardo l'insegna sembrava scritta con la bomboletta spray sul cemento grigio.
Classico.
Chiunque andasse alla Centennal High conosceva il Foretoken, un club sempre pieno la notte, anche di domenica, e che era noto perché permetteva di entrare con documenti scandalosamente falsi.
Io e Heidi eravamo sicuramente diciassettenni e al cento percento in possesso di patenti false che nessuno sano di mente avrebbe creduto vere.
"Perché sono preoccupata che non sarai in grado di divertirti". Heidi tocco il mio braccio, per attirare la mia attenzione
"Della serie che andrai fuori di testa e chiamerai Zoe. E lo sai che non puoi neppure chiamare April. A quella ragazza non è permesso avvicinarsi ad un raggio inferiore a dieci blocchi da questo posto".
Provai a fare un respiro, ma fu come se mi mancasse l'aria. "Mi divertirò, lo giuro. È solo che...Non ho mai fatto una cosa del genere prima d'ora".
"Fatto cosa? Essere stata in qualche posto proibito? Perché so che non è vero" Alzò un dito, e sembrò che l'unghia fosse stata intinta nell'inchiostro nero. "Non hai problemi quando si tratta di entrare in costruzioni abbandonate per scattare foto".
"Quella è una cosa diversa". Lasciai cadere il rossetto nella mia borsetta. "Sei sicura che questi documenti falsi siano credibili?"
Mi lanciò uno sguardo di traverso "Lo sai quante volte sono stata qui e non ho avuto problemi? Sì lo sai. Stai tergiversando".
Ero totalmente in stallo.
Guardando di nuovo fuori dal finestrino, riuscivo a malapena a reprimere il brivido che mi stava scendendo lungo la schiena. Si stavano formando delle pozzanghere nelle strade e non c'era nessuno sui marciapiedi. Era come se appena tramontato il sole e aperte le porte del Foretoken, le strade si fossero svuotate di chiunque avesse un po' di buon senso. Il Foretoken aveva anche la reputazione per qualcosa di totalmente diverso dal permesso di entrare con documenti falsi.
Era risaputo che gli alieni bazzicavano qui.
Erano entità extraterrestri che avevano il permesso di stare qui e che provenivano da trilioni di anni luce di distanza. Si facevano chiamare Luxen e assomigliavano a noi. La loro struttura ossea era perfetta, la pelle liscia e gli occhi con delle sfumature tali, che noi umani, non avremmo potremmo ottenere senza l'ausilio di lenti a contatto.
E non tutti sono venuti in pace.
4 anni fa siamo stati invasi, come in un film di Hollywood e abbiamo quasi perso la guerra - quasi perso l'intero pianeta. Non dimenticherò mai le statistiche delle vittime che hanno dominato le notizie una volta che le tv sono riuscite a trasmettere di nuovo: 3% della popolazione mondiale, ovvero 220 milioni di persone decedute in guerra, e mio padre era uno di loro.
Ma dopo questi quattro anni, i Luxen che non facevano parte della squadra Uccidiamo Tutti Gli Umani hanno aiutato a combattere la loro stessa specie e sono stati lentamente integrati nel nostro mondo in scuole e impieghi governativi e militari. Sono dappertutto adesso. Ne ho incontrati parecchi, quindi, non so perché, venire qui mi ha spaventata così tanto.
Ma il Foretoken non è la scuola o un ufficio, dove i Luxen sono numerati e monitorati. Ho il sospetto che siano gli umani in minoranza dietro quella porta rossa.
Heidi mi punzecchiò di nuovo il braccio. "Se non vuoi, non dobbiamo farlo per forza".
Mi girai verso di lei. Uno sguardo al suo viso mi disse che era sincera. Avrebbe fatto inversione per tornare a casa sua, se era quello che volevo. Probabilmente avremmo finito per ingozzarci con quei cupcake che sua madre aveva comprato. Avremmo guardato delle pessime commedie romantiche finché non fossimo svenute per aver assunto una quantità enorme di calorie, e questo suonava... Adorabile.
Ma non volevo darle buca.
Venire qui significava molto per Heidi. Sa essere se stessa senza preoccuparsi che gli altri si interessino dei suoi affari, come ad esempio, con chi sta ballando o chi sta guardando, che sia un ragazzo oppure un'altra ragazza.
C'era una ragione se i Luxen si trovavano bene qui. Al Foretoken tutti sono benvenuti, non importano il sesso, il genere e la razza o... la specie. Non è un'istituzione solo per gli umani, è raro oggigiorno quando si tratta di aziende private.
Questa serata era speciale. C'era questa ragazza di cui Heidi continuava a parlarmi e che voleva incontrassi. E io volevo incontrarla, quindi dovevo smettere di comportarmi come una sfigata che non era mai entrata in un club prima d'ora.
Potevo farcela.
Sorridendo ad Heidi, le toccai la schiena. "No. Sto bene. Stavo solo facendo la stupida".
Mi fissò per un momento,cauta.
"Sei sicura?"
"Sì". Annuii con più enfasi. "Facciamolo".
Trascorse un altro minuto e poi mi fece un gran sorriso. Si avvicinò, mettendomi un braccio sulle spalle. "Sei la migliore". Mi abbracciò così stretta da provocarmi una risatina. "Seriamente".
"Lo so". Le diedi una pacca sul braccio. "Trasformo il terribile, in terribilmente figo".
Sogghignò nel mio orecchio. "Sei così strana".
"Te l'ho detto". Mi sciolsi dal suo abbraccio e mi preparai ad aprire la portiera prima di ripensarci. "Pronta?"
"Si" cinguettò.
Scesi e strillai appena la pioggia fredda mi toccò la pelle nuda delle braccia. Sbattei la portiera e attraversai la strada, facendomi scudo con le mani per proteggermi i capelli dalla pioggia. Ho passato troppo tempo per arricciare le punte dei miei lunghi capelli per permettere alla pioggia di rovinarli.
L'acqua mi schizzò sulle scarpe e quando saltai sul marciapiede ero stupita di non essere scivolata e caduta con la faccia sull'asfalto.
Heidi fu subito dietro di me, rideva mentre correva sotto la tenda scuotendo la pioggia dai suoi lisci capelli cremisi.
Porca vacca, questa pioggia è fredda". Annaspai. Assomigliava di più alla pioggia di ottobre che non a quella di inizio settembre.
"Per caso il trucco mi sta colando sulla faccia come una di quelle tizie che stanno per essere uccise nei film horror?" Mi chiese avvicinandosi alla porta.
Ridendo sollevai leggermente l'orlo vestito; solitamente indossavo i leggings e una mossa sbagliata e tutti avrebbero visto il teschio disegnato sulla mia biancheria intima. "No. È tutto dove dovrebbe essere".
"Perfetto". Spinse la massiccia porta rossa con un grugnito.
Una luce viola si sprigionò verso l'esterno. Apparve una piccola entrata che portava ad un'altra porta, questa di un colore viola scuro, ma tra noi e la porta c'era un uomo seduto su uno sgabello.
Un uomo gigantesco.
Un enorme uomo calvo vestito con una tuta da lavoro di jeans e nient'altro al di sotto.
Le borchie dei piercing luccicavano sparse per tutto il suo viso: le sopracciglia, sotto l'occhio e sotto le labbra. Un bullone attraversava il suo setto nasale.
I miei occhi si spalancarono. Oh mio...
"Hey, Signor Clyde" Heidi ghignò, del tutto impassibile e tranquilla.
"Yo" lui guardò prima lei e poi me. Piegò la testa di lato e socchiuse leggermente gli occhi. Questo non presagiva niente di buono. "Documenti".
Non mi preoccupai di sorridere mentre toglievo i miei documenti dalla borsetta. Se avessi sorriso, avrei dato l'impressione di una diciassettenne che stava per farsela addosso. Così non esitai.
Clyde guardo i nostri documenti e annuì verso la porta nera. Sbirciai Heidi e lei mi fece l'occhiolino.
Veramente?
Questo era tutto quello che c'era da fare?
Un po' di tensione mi abbandonò collo e spalle appena riposi i documenti al loro posto. Bene, era straordinariamente facile. Dovrei farlo più spesso.
"Grazie!" Heidi batte la grossa spalla di Clyde mentre si dirigeva verso la porta.
Io ero ancora immobile di fronte a lui, come un'idiota. "Gra-grazie".
Clyde sollevo un sopracciglio e mi fissò con uno sguardo che mi fece subito desiderare di aver tenuto chiusa la mia boccaccia.
Heidi si voltò, mi prese per mano e mi trascinò in avanti mentre apriva la seconda porta. Mi voltai e ciascuno dei miei sensi fu immediatamente sopraffatto da, beh, tutto.
Il rumore sordo di pesanti tamburi fuoriusciva dagli altoparlanti posizionati in ogni angolo della grande stanza. Il ritmo era veloce e le parole soffuse, mentre una luce bianca proveniente dal soffitto , illuminava per pochi secondi la pista per poi riportare tutto nell'oscurità.
La gente era dappertutto, seduta ai tavoli rotondi, distesa sui divani, su enormi sedie sistemate sotto delle alcove. Al centro della pista c'era un ammasso di corpi che si contorceva, agitando braccia e capelli verso l'alto. Guardando oltre la folla di ballerini vidi un palco rialzato a forma di ferro di cavallo. Luci intermittenti illuminavano il palco, e ballerine incitavano la folla al di sotto con le loro grida e movimenti dei loro fianchi.
"Questo posto è piuttosto selvaggio, vero?" Heidi mi circondò il braccio con il suo.
Il mio sguardo spalancato rimbalzò da persona a persona mentre gli odori di profumo e colonia si mescolavano. "Sì"
"Voglio proprio riuscire a salire sul palco" ghignò Heidi quando spalancai gli occhi. "È il mio obiettivo per la serata".
"Bene, è sempre una buona cosa avere degli obiettivi", replicai freddamente. "Ma non puoi semplicemente salire la sopra?"
Le sue sopracciglia schizzarono verso l'alto e lei rise. "No. Devi essere invitato per salire lassù".
"Da chi? Dio?"
Lei sbuffò. "Qualcosa del genere-" squittì improvvisamente.
"Eccola"
"Dove?" Desiderosa di vedere questa ragazza, scansionai la folla.
Heidi arrivò al mio fianco e lentamente girò i nostri corpi in modo da essere in ombra dietro i tavoli. "Là".
La luce soffusa delle candele illuminava l'alcova, gettando un alone sopra l'area. Dubitavo che le candele fossero sicure in un bar, ma cosa ne potevo sapere io? Altre sedie di grandi dimensioni fiancheggiavano un divano di velluto rosso bordato d'oro che sembrava antico. Due delle sedie erano occupate. Riuscivo a vedere solo i profili. Uno era un ragazzo biondo intento a guardare il suo telefono cellulare. Aveva la mascella serrata come se stesse cercando di rompere il guscio di una noce con i denti.
Davanti a lui c’era un altro ragazzo con una cresta scandalosamente blu, come il colore dei puffi . La sua testa era abbandonata all’indietro e anche se non riuscivo a sentirlo, sapevo che stava ridendo di gusto. Il mio sguardo si spostò verso sinistra.
Fu allora che la vidi.
Buon Dio, quella ragazza era bellissima.
Chiaramente una spanna più alta di me e Heidi, aveva il più bel taglio di capelli di sempre. La sua chioma scura era rasata da un lato e lunga fino alle spalle dall’altro e mostrava il profilo scolpito del suo viso. Ero invidiosa della sua acconciatura, perché non avevo il coraggio di farla su di me. Sembrava un po’ annoiata mentre scrutavava la pista da ballo. Mi voltai verso Heidi, ma poi una figura slanciata si stagliò sulla ragazza e si sedette sul divano.
Era un uomo con dei capelli biondo cenere tagliati quasi a zero. Il taglio sembrava quello di un militare. Per quel che riuscivo a vedere dal suo profilo, sembrava più grande di noi. Forse un venticinquenne? Forse un po' più vecchio? Non sembrava proprio felice. La sua bocca si muoveva molto velocemente. I miei occhi si mossero verso la persona seduta accanto a lui.
Le mie labbra si schiusero in un leggero sospiro.
La reazione fu inaspettata e imbarazzante. Avrei voluto schiaffeggiarmi, ma a mia discolpa posso dire che quel ragazzo era mozzafiato. Il tipo di bellezza che non sembra reale all’inizio.
Capelli castani scompigliati gli ricadevano sulla fronte in onde e riccioli.
Perfino da dove mi trovavo, potevo vedere che il suo viso seguiva un profilo perfetto, era il tipo di volto che non ha bisogno di filtri. Gli zigomi alti facevano coppia con una mascella squadrata e scolpita. La bocca era davvero un'opera d’arte, piena e sollevata da un lato, formando un sorrisetto piuttosto affascinante mentre scrutava l’uomo seduto accanto a lui. Ero troppo distante per riuscire a vedere i suoi occhi, ma immaginai che fossero fantastici, come il resto.
Ma il suo fascino era molto più che fisico.
Potere e autorità si irradiavano da lui, mandandomi strani brividi lungo la spina dorsale. Niente di ciò che indossava spiccava particolarmente —solo jeans neri e una maglietta grigia con qualcosa scritto sopra. Forse era il modo in cui era seduto, con le gambe spalancate e un braccio gettato dietro lo schienale del divano. Era un’apparizione di pigra arroganza che confondeva. Sembrava come se da un momento all'altro fosse pronto a fare un sonnellino; anche se l’uomo seduto accanto a lui era sempre più concitato, il modo in cui le sue dita tamburellavano sul bordo d’oro del divano, dicevano che era pronto ad entrare in azione da un momento all'altro.
Ma il suo fascino era molto più che fisico.
Potere e autorità si irradiavano da lui, mandandomi strani brividi lungo la spina dorsale. Niente di ciò che indossava spiccava particolarmente —solo jeans neri e una maglietta grigia con qualcosa scritto sopra. Forse era il modo in cui era seduto, con le gambe spalancate e un braccio gettato dietro lo schienale del divano. Era un’apparizione di pigra arroganza che confondeva. Sembrava come se da un momento all'altro fosse pronto a fare un sonnellino; anche se l’uomo seduto accanto a lui era sempre più concitato, il modo in cui le sue dita tamburellavano sul bordo d’oro del divano, dicevano che era pronto ad entrare in azione da un momento all'altro.
Spero che la mia traduzione sia abbastanza chiara e fedele e che questo estratto vi sia piaciuto. Che ne dite? Non vedete l'ora di leggere il libro completo? Sperate anche voi di incontrare ulteriori vecchie conoscenze del mondo dei Luxen?
A presto!
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