mercoledì 5 maggio 2021

#UNAUTOREINVETRINA: "Eleinda. Una leggenda dal futuro" di Valentina Bellettini

Buon pomeriggio cari lettori, eccoci alla seconda tappa della rubrica #UNAUTOREINVETRINA dedicata a "Eleinda. Una leggenda dal futuro" di Valentina Bellettini. Oggi scopriremo alcune curiosità e l'incipit del romanzo.




Il legame che ho immaginato tra Eleonora e il drago Indaco mi è stato ispirato dagli animali da compagnia che hanno accompagnato i miei passi fino a oggi. La musa ispiratrice è stata un'iseparabile, Luce, la cui storia ho anche citato all'interno del romanzo come aneddoto del passato di Eleonora, ma diversi anni dopo averlo scritto, ho incontrato un cane, Leeloo, ed è stato come se il legame tra Eleonora e Indaco fosse una premonizione del nostro. Lei era (è) la mia anima gemella... e purtroppo ha lasciato il suo corpicino l'ottobre scorso. Su di lei e su di noi ho continuato a scrivere anche di recente, collegandomi anche a “Eleinda – Una Leggenda dal Futuro”.

Riporto qui di seguito il brano, uno dei tanti che sto pubblicando in una raccolta intitolata “Riflessi di un'Anima Incarnata” disponibile su Wattpad.

 

Legame e Perdita

 

Ottobre 2020

 

"Un legame così profondo non si spezza se il corpo è lontano", cito da Eleinda.

Nella mia serie gioco con la vita e con la morte, mettendo alla prova il legame tra la ragazza e il drago, passando dalla realtà materiale a quella spirituale e viceversa.

Ora che la morte ha toccato lei, la mia musa, la mia metà, la mia Leeloo, mi ritrovo in queste parole così come nella frase che "chi guarda con gli occhi vede solo a metà".

Ecco, io adesso vedo la casa vuota.

Immensamente vuota.

Non c'è la ciotola dell'acqua nell'angolo della cucina, la cuccia tra i divani è spoglia, il bagno non ha il tappetino igienico per le emergenze, il letto della nostra camera non è disfatto dalla sua forma nascosta sotto le coperte, e la camera di Thom non è cosparsa anche dei suoi giochi; sono in ordine. E se non c'è il cucciolo d'uomo il silenzio è una tenda di velluto che cala su di me.

Questo è fuori.

Dentro, invece, qui alla sinistra del mio petto c'è l'immenso: dolore, amore, mancanza, nostalgia, desiderio, speranza.

Su questo devo fermarmi, sul "sentire"... Come Eleonora.

Il legame tra lei e il drago Indaco in "Eleinda", l'ho descritto anche così, proprio prendendo la casa come ispirazione:

 

📖 "Con lui si sentiva come in una casa, che sebbene sconosciuta, era capace di considerarla come tale; poteva girovagare con disinvoltura, ma se lui se ne andava, diventava notte fuori e dentro; era come se si spegnessero bruscamente le luci.

Silenzio. Nulla.

Poi Indaco tornava, a con lui, la sicurezza..."

Questo è un estratto all'inizio del libro, e siccome il mio rapporto con Leeloo è durato per otto brevi ma intensi anni, mi sento sicura di ciò che ci lega.

Tuttora.

"Un legame così profondo non si spezza se il corpo è lontano"...

L'ho scritto esattamente tre anni fa, ma solo ora capisco cosa intendevo davvero.






PROLOGO

 

Clack. Inizio della registrazione.

Un anonimo, lungo ronzio. Ascoltando meglio, si sente respirare. Una voce si schiarisce.

«Oggi, 21 dicembre 2012, è ormai chiaro che abbiamo scampato l’Apocalisse. Fuori da ogni dubbio, la società può finalmente tirare un sospiro di sollievo... sì, certo. Non sa che in realtà si è sbagliata di qualche anno».

Qualcosa sbatte sul microfono. Poi un fruscio, come di fogli smistati freneticamente.

«È tutto qui, sotto gli occhi di chiunque. A essere precisi, dal 1938, con i primi esperimenti... bah! Lasciamo stare che le prime tecniche portarono alla morte prematura dei soggetti, guardiamo al 1972, a quando gli scienziati californiani introdussero la clonazione del DNA». Un tonfo sulla scrivania; è la mano che sbatte. «Incredibile: la clonazione delle pecore transgeniche capaci di produrre latte con proprietà farmaceutiche!»

Una risatina, poi un breve silenzio per riprendere controllo.

«Andando avanti è un susseguirsi di eventi in crescendo: nel 1994 gli statunitensi Jerry Hall e Robert Stillman riuscirono a clonare diciassette embrioni umani attraverso la fecondazione in vitro; nel 1997 lo scozzese Ian Wilmut creò, prima, la pecora Dolly, utilizzando la cellula di un esemplare adulto, poi Polly, che addirittura conteneva un gene umano».

Un sospiro.

«Clonazione... quanti progressi grazie a essa. Creare animali transgenici, salvare specie in via d’estinzione, riprodurre tessuti e organi dell’uomo a fini terapeutici... invece no, questa scienza è ostacolata dai limiti posti dall’opinione pubblica, che teme, su tutte, la clonazione di animali da compagnia o dell’uomo a scopo riproduttivo. È per questo che il 5 marzo 1997, un’ordinanza del Ministero della Salute ha limitato la clonazione umana e animale alla produzione di farmaci, o allo scopo di preservare le specie a rischio di estinzione. Ciò nonostante, nel 2006 si sono trovati i pretesti per clonare il primo animale domestico: il gatto con proprietà anallergiche».

Il tono di voce si fa improvvisamente alto.

«“È impossibile riprodurre specie già estinte”; fu proprio questa frase a stimolare la mia ambizione. Certo, un DNA frammentato e danneggiato è impossibile da ricostruire, eppure io avevo un jolly da giocare. Proprio da questi appunti cominciai i miei studi: cogliendo questa sfida, il dottor Brandi iniziò una nuova vita. Nessun altro avrebbe avuto la possibilità di farlo perché io sapevo... quindi chi, se non me, poteva essere l’artefice della svolta dell’umanità, quella che comunemente chiamano “Apocalisse”? Un giorno mi ringrazierete.»

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