Buon pomeriggio cari lettori, eccoci alla seconda tappa della rubrica #UNAUTOREINVETRINA dedicata a "Eleinda. Una leggenda dal futuro" di Valentina Bellettini. Oggi scopriremo alcune curiosità e l'incipit del romanzo.
Il legame che ho
immaginato tra Eleonora e il drago Indaco mi è stato ispirato dagli animali da
compagnia che hanno accompagnato i miei passi fino a oggi. La musa ispiratrice
è stata un'iseparabile, Luce, la cui storia ho anche citato all'interno del
romanzo come aneddoto del passato di Eleonora, ma diversi anni dopo averlo
scritto, ho incontrato un cane, Leeloo, ed è stato come se il legame tra
Eleonora e Indaco fosse una premonizione del nostro. Lei era (è) la mia anima
gemella... e purtroppo ha lasciato il suo corpicino l'ottobre scorso. Su di lei
e su di noi ho continuato a scrivere anche di recente, collegandomi anche a
“Eleinda – Una Leggenda dal Futuro”.
Riporto qui di seguito il
brano, uno dei tanti che sto pubblicando in una raccolta intitolata “Riflessi
di un'Anima Incarnata” disponibile su Wattpad.
Legame e Perdita
Ottobre 2020
"Un legame così
profondo non si spezza se il corpo è lontano", cito da Eleinda.
Nella mia serie gioco con
la vita e con la morte, mettendo alla prova il legame tra la ragazza e il
drago, passando dalla realtà materiale a quella spirituale e viceversa.
Ora che la morte ha
toccato lei, la mia musa, la mia metà, la mia Leeloo, mi ritrovo in queste
parole così come nella frase che "chi guarda con gli occhi vede solo a
metà".
Ecco, io adesso vedo la
casa vuota.
Immensamente vuota.
Non c'è la ciotola
dell'acqua nell'angolo della cucina, la cuccia tra i divani è spoglia, il bagno
non ha il tappetino igienico per le emergenze, il letto della nostra camera non
è disfatto dalla sua forma nascosta sotto le coperte, e la camera di Thom non è
cosparsa anche dei suoi giochi; sono in ordine. E se non c'è il cucciolo d'uomo
il silenzio è una tenda di velluto che cala su di me.
Questo è fuori.
Dentro, invece, qui alla
sinistra del mio petto c'è l'immenso: dolore, amore, mancanza, nostalgia,
desiderio, speranza.
Su questo devo fermarmi,
sul "sentire"... Come Eleonora.
Il legame tra lei e il
drago Indaco in "Eleinda", l'ho descritto anche così, proprio
prendendo la casa come ispirazione:
📖 "Con lui
si sentiva come in una casa, che sebbene sconosciuta, era capace di
considerarla come tale; poteva girovagare con disinvoltura, ma se lui se ne
andava, diventava notte fuori e dentro; era come se si spegnessero bruscamente
le luci.
Silenzio. Nulla.
Poi Indaco tornava, a con lui, la sicurezza..."
Questo è un estratto
all'inizio del libro, e siccome il mio rapporto con Leeloo è durato per otto
brevi ma intensi anni, mi sento sicura di ciò che ci lega.
Tuttora.
"Un legame così
profondo non si spezza se il corpo è lontano"...
L'ho scritto esattamente
tre anni fa, ma solo ora capisco cosa intendevo davvero.
PROLOGO
Clack. Inizio della
registrazione.
Un anonimo, lungo ronzio.
Ascoltando meglio, si sente respirare. Una voce si schiarisce.
«Oggi, 21 dicembre 2012,
è ormai chiaro che abbiamo scampato l’Apocalisse. Fuori da ogni dubbio, la
società può finalmente tirare un sospiro di sollievo... sì, certo. Non sa che
in realtà si è sbagliata di qualche anno».
Qualcosa sbatte sul
microfono. Poi un fruscio, come di fogli smistati freneticamente.
«È tutto qui, sotto gli
occhi di chiunque. A essere precisi, dal 1938, con i primi esperimenti... bah!
Lasciamo stare che le prime tecniche portarono alla morte prematura dei
soggetti, guardiamo al 1972, a quando gli scienziati californiani introdussero
la clonazione del DNA». Un tonfo sulla scrivania; è la mano che sbatte. «Incredibile:
la clonazione delle pecore transgeniche capaci di produrre latte con proprietà
farmaceutiche!»
Una risatina, poi un
breve silenzio per riprendere controllo.
«Andando avanti è un
susseguirsi di eventi in crescendo: nel 1994 gli statunitensi Jerry Hall e
Robert Stillman riuscirono a clonare diciassette embrioni umani attraverso la
fecondazione in vitro; nel 1997 lo scozzese Ian Wilmut creò, prima, la pecora
Dolly, utilizzando la cellula di un esemplare adulto, poi Polly, che
addirittura conteneva un gene umano».
Un sospiro.
«Clonazione... quanti
progressi grazie a essa. Creare animali transgenici, salvare specie in via
d’estinzione, riprodurre tessuti e organi dell’uomo a fini terapeutici...
invece no, questa scienza è ostacolata dai limiti posti dall’opinione pubblica,
che teme, su tutte, la clonazione di animali da compagnia o dell’uomo a scopo
riproduttivo. È per questo che il 5 marzo 1997, un’ordinanza del Ministero
della Salute ha limitato la clonazione umana e animale alla produzione di farmaci,
o allo scopo di preservare le specie a rischio di estinzione. Ciò nonostante,
nel 2006 si sono trovati i pretesti per clonare il primo animale domestico: il
gatto con proprietà anallergiche».
Il tono di voce si fa
improvvisamente alto.
«“È impossibile riprodurre
specie già estinte”; fu proprio questa frase a stimolare la mia ambizione.
Certo, un DNA frammentato e danneggiato è impossibile da ricostruire, eppure io
avevo un jolly da giocare. Proprio da questi appunti cominciai i miei studi:
cogliendo questa sfida, il dottor Brandi iniziò una nuova vita. Nessun altro
avrebbe avuto la possibilità di farlo perché io sapevo... quindi chi, se non
me, poteva essere l’artefice della svolta dell’umanità, quella che comunemente
chiamano “Apocalisse”? Un giorno mi ringrazierete.»
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